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THEORIA DEGLI AFFETTI  |  ABITARE LE CONSEGUENZE

 

autunno e inverno 2014    primavera 2016    Vignola (Mo)

con ASP Vignola, Comune di Vignola, Wunderkammer Associazione Culturale

 

Cosa è un ospizio? Che luogo, che tempo, che spazio, quale insieme di immagini, di immaginario, di immaginazione, lo abita?

Non posso non rintracciare nella parola ospizio, la parola rifugio e al pari del rifugio, dove giunge volontariamente o forzatamente chi in bilico tra patrie e cittadinanze, profugo, clandestino, cerca riparo, così penso l’ospizio come luogo che esiste perché ospita e da riparo e che esiste - anche - perché c’è un tempo della vita in cui la vita non ha luogo, non ha patria, non ha casa e cittadinanza, è messa al bando. Una messa al bando complessa, di cui il soggetto è parte passiva e attiva insieme: il tempo dell’anziano sta fuori dall’ordine sociale sia perché ne viene estromesso sia perché la vecchiaia è quel tempo in cui il soggetto si trae da sé fuori dall’ordine sociale. C’è un abbandono da guardare che allude, anche, a ipotesi di libertà. Si tratta di una messa al bando, di un abbandono, s-paesamento e s-memoratezza, su cui non si danno qui giudizi ma se ne tenta un’indagine con la sensibilità dell’arte. Mettendosene in ascolto.

Quale rammendo possibile tra biografia e storia? 

La nostra identità muta in noi con noi, distinguendo l’idem - ciò che rimane identico a sé stesso -  dall’ipse - ciò che resta saldo, nel cambiamento -. Quell’abbandono di un sé e quel cambiamento nel sé, che si esplicitano nel tempo della vita, non cancellano l’identità dell’ipse e l’irrinunciabile narratività di ogni vita.

Penso che tanto il singolo quanto la comunità abbiano nelle età, l'opportunità di confronto e riflessività e che proprio perché intergenerazionale e intergenerativa, ogni comunità come ogni paese sia un disegno d’insieme, un’opera collettiva dove ogni vita merita un racconto.

È vivendo e agendo, ci ricorda Hannah Arendt, che noi ci costruiamo, in divenire.

 

Nelle affinità e nelle differenze, provo a pensare l’ospizio, al pari di un archivio - in divenire - e provo a comporre da qui un’esperienza della contemporaneità.

Entrare con le possibilità narrative dell’arte, all’interno di una casa protetta per anziani e malati terminali, significa aprire un processo di emersione della vita nel tempo prossimo del morire. Un'esperienza condotta con sensibilità sismografica, riconoscente a ciò che indaga la filosofia della narrazione che vede nell’ereditare una testimonianza, il principio di continuità della venuta al mondo e della relazione. Referre = portare al di qua e al di là della porta, narrare, trasportare, trasmettere.

 

Riconoscere alla vecchiaia il diritto alla “presenza”, assumere ed esprime con i linguaggi indisciplinati dell'arte, il valore e la dignità del morire, creare una reciproca visibilità / affettività / presa in carico, tra mondi: ospizio/città - pubblico/privato - biografia/storia, nel rispetto dell'intimità e nella possibilità di esprimere spazi di felicità.

 

ABITARE LE CONSEGUENZE 2014-2016 

IB /dalla presentazione ott. 2014

Qui il sito dedicato al progetto, con testi, file audio e immagini 

https://abitareleconseguenze.wordpress.com

 

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