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FORTUNA | a FERRARA OFF

 

29 novembre 2015, in viale Alfonso I d’Este 13 (baluardo del Montagnone), FerraraNelle settimane precedenti l'evento, è stato distribuito un INVITO ALLA PRESENZA

1_INVITO Il 29 novembre 2015 alle ore 18.00, Ferrara Off apre le porte dello spazio adiacente alla sala teatrale, in viale Alfonso I d’Este 13 (baluardo del Montagnone) e invita gli abitanti del quartiere e della città all’ascolto di FORTUNA. 

Lo spazio che ci accoglie non è attrezzato con il riscaldamento, porta con Te una coperta e un bicchiere di vetro: condivideremo per la durata dell’ascolto le coperte portate da casa, noi offriamo il ristoro di una bevanda calda. La poesia di FORTUNA si fa momento di incontro, accoglienza e accudimento reciproco, nel segno di una amicizia tra abitanti e città, nei suoi luoghi di rigenerazione urbana e azione artistica culturale.

2_FORTUNA è un lavoro poetico e sonoro realizzato da Isabella Bordoni con il musicista Christian Mastroianni. Pensato per l’ascolto radiofonico, è stato trasmesso più volte dalla radio italiana e austriaca, altre volte è presentato dal vivo, altre volte ancora (come in questo caso) è presentato come un “ambiente” da occupare con la propria presenza, dando vita ad una esperienza dell’ascolto profonda, che è contemporaneamente individuale e collettiva. FORTUNA è una riduzione da “Sequenze in 6x6 (lo spazio tragico dell’infanzia)” composto nel 2004, tra Rimini e Brema. Un testo che nell’assumere l’infanzia come punto di vista, si fa inter-biografico, narrativo e poetico, intreccia piani e sfasature temporali in un meccanismo linguistico in cui i soggetti narrante e narrato - le madri e le figlie - si scambiano di posizione e portano con sé l’ambiguità su chi effettivamente sia la soggettività parlante. FORTUNA interroga l’infanzia tra Biografia e Storia, tende a condurre l’esperienza dell’io dentro all’infanzia del mondo. Lì dove “Sequenze in 6x6” si snodava per quadri cine/fotografici, trattava la parola in visione e movimento, qui in FORTUNA la parola e la voce si fanno spazio visionario dell’inattuale, dunque di irrinunciabile presenza a sé.

 

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